Violenza sulle donne: cosa serve?

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Violenza sulle donne: cosa serve?

Stiamo assistendo  ad una continua aggressione alle donne, tra stupri, minacce e omicidi. Tutti sembrano mobilitarsi a parole e proporre la loro soluzione culturale o istituzionale, o altre soluzioni di tipo individuale come l’addestramento ad un’arte di combattimento. I giovani vanno educati, le leggi devono essere più punitive, ci vuole la castrazione chimica per i casi più gravi (!!!???). Qualcuno, pochi, si interrogano sulle motivazioni che spingono le persone a stuprare, violentare, picchiare e uccidere le donne e addirittura le bambine e le adolescenti. Quel che è sicuro è che c’è un rapporto non umano, bestiale, o, nel migliore dei casi, comunque, un rapporto molto difficile fra uomo e donna. Questo lo si riscontra in tanti sintomi, non solo nelle violenze più o meno estreme. Lo si può vedere nella disparità di trattamento salariale e professionale, lo si vede nel numero dei divorzi, nel numero delle separazioni, nel numero decrescente dei matrimoni o di fare figli. Evidente, poi, è l’uso del corpo della donna come merce. Possiamo osservare, inoltre, che, quando la violenza sulle donne è procurata da un lavoratore o un disoccupato immigrato, si scatena la bagarre. Questa è un’ottima scusa che spinge una parte della popolazione a spedizioni punitive contro gli immigrati. (violenza sulle donne cosa serve)

Razzismo più o meno esplicito

Un poco come diceva l’ex responsabile della Comunicazione Istituzionale del governo di centro destra della regione Lazio, che, riferito agli allora immigrati ebrei, diceva “cantavano pace e ci violentavano le donne”. Un esempio di razzismo esplicito. A volte si mostra meno esplicito, come quando si parla in questi giorni di “sostituzione etnica”. Potrebbero più chiaramente dire “sostituzione razziale”, perché questo intendono essendoci per loro ancora le razze in senso biologico o culturale e si nascondono dietro la parola etnia. Si tratta invece di razze in senso sociale e politico per dominare, per dividere, per stratificare la popolazione (vedi: Etnico e etnia). Il “dividi et impera” romano è stato imparato bene dalla classe dominante (in senso sociale, il plurale “classi dominanti” è fuorviante, a nostro parere).  Il razzismo è una vera e propria arma, non solo per dividere, ma per stratificare la popolazione, più precisamente, i lavoratori in modo che non si alleino fra loro. Uno slogan che si gridava nelle piazze era “razzismo arma del padrone”.  (violenza sulle donne cosa serve).

Una cultura o che altro?

Fa parte di una cultura, di una politica, di un modo di vivere molto diffuso. Come ampiamente e approfonditamente spiega Pietro Basso, nel suo libro che abbiamo già citato in un altro articolo e di cui consigliamo la lettura ( https://www.francoangeli.it/Libro/Razze-schiave-e-razze-signore-I.-Vecchi-e-nuovi-razzismi?Id=8864), è un cultura di dominio. Dominio che non si limita al solo dominio sulle “razze” dei paesi del Sud e dell’Est del mondo, ma anche alla “razza” donna e alla “razza” lavoratori. Ma la cultura non basta a spiegare tale dominio. Sicuramente vi è una netta prevalenza dell’uomo sulla donna in generale (non parliamo di casi singoli). Anche secondo noi si tratta di un vero e proprio dominio, non solo di una prevalenza, dell’uomo sulla donna. Quale è il reale rapporto fra uomo e donna? Cosa sta succedendo? Al fondo che cosa non va? (violenza sulle donne cosa serve). 

Cosa sta succedendo? 

violenza sulle donne cosa serve
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Sembra abbastanza evidente che i casi di violenza sono in netto aumento. I dati ci dicono che il trend, pur essendo altalenante, mostra una violenza continua sulle donne soprattutto in famiglia e fra conoscenti stretti o meno stretti. Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini di “etnia” italiana. parliamo, quindi, di una costante che va confrontata con il passato non solo recente. Questo per capire se si tratta di una grave problema solo odierno, di un peggioramento, di una fase. Oppure di una questione cui non si può porre che qualche rimedio (quale?). Nel passato, un certo modo di scrivere la storia ci racconta che la donna contava poco. Era molto più sottomessa, era molto più sotto il dominio dell’uomo. Sicuramente è vero , ma non viene spiegato perché oggi sarebbe diverso (se veramente lo è). (violenza sulle donne cosa serve). 

Un passo indietro 

Sappiamo per certo, però, che non in tutte le società del passato c’era questo predominio dell’uomo sulla donna. Sicuramente nell’epoca del matriarcato che fu un lunghissima fase di migliaia di anni, la donna aveva un ruolo fondamentale, se non predominante.  In seguito, non in tutte le società, vi era un esclusivo e conclamato dominio dell’uomo. Possiamo dire non dappertutto. Vedi, per esempio, per certi versi l’Egitto, Creta e popoli antichi mediorientali, quelli che i greci chiamavano “barbari”. Una testimonianza ci viene dallo scrittore greco Euripide. Nella sua tragedia dal titolo “Medea”, l’autore ci fa capire che la donna venuta in Grecia dall’Oriente si lamenta di come gli uomini trattano le donne: non facendole uscire di casa, non facendole partecipare a tutto quello che gli uomini possono svolgere liberamente. Siamo già in una società dove c’erano gli schiavi. Il mondo greco (democratico e schiavista) in cui gli altri popoli venivano considerati “barbari”. La propria società veniva pensata come una società superiore (come diceva Berlusconi della società occidentale rispetto alle altre società odierne). Questa che stiamo scrivendo, seppure si presenta come una disquisizione intellettuale, serve a far intuire la differenza di comportamento di varie società verso le donne. Vediamo di approfondire. (violenza sulle donne cosa serve)

Un testo che ci aiuta, e non poco

Un aiuto ci arriva da un testo di Friederich Engels:

(ttps://www.ibs.it/origine-della-famiglia-della-proprieta-libro-friedrich-engels/e/9788835981237?lgw_code=1122-B9788835981237&gclid=CjwKCAjwrranBhAEEiwAzbhNtS2tzJlbvomlzdZOYDBKdsprCGK6NCVtYHfjab2jD0k3w4b2K-IsvhoCO_wQAvD_BwE)

Il testo  si basa in parte sulle approfondite ricerche di un archeologo e storico americano, Lewis Henry Morgan.  Ebbene si vede come una società matriarcale, per i cambiamenti nella economia avvenuti nella società, l’uomo inizia a predominare e si struttura , via via il patriarcato. Questo avviene insieme alla nascita della famiglia, al confinamento in casa della donna  in molte società, alla nascita dello Stato e, soprattutto, alla divisione in classi sociali ben distinte in cui ci sono signori e servi, padroni e schiavi, nobili e lavoratori. Il patriarcato, che, come sostengono molte femministe, ancora esiste, incide sui rapporti tra uomo e donna. Altri lo negano profondamente e non vedono questo problema come un problema serio. Magari vedono come problema serio l’omosessualità, Lo considerano una devianza, forse una malattia. A volte, o forse più o meno spesso, da quanto abbiamo potuto appurare, parlando con dichiarati omosessuali,  l’omosessualità femminile e maschile è proprio il riscontro della difficoltà di un sereno e armonico rapporto fra uomo e donna.  Meglio un rapporto lesbico od omosessuale che riscontra, a volte, più sintonia, meno conflitti, meno violenza, meno dominio. Si può trattare anche, semplicemente, di sesso: il piacere sessuale, se non può essere soddisfatto facilmente (per difficoltà di differente tipologia) con una donna o con un uomo, cioè con qualcuno di sesso diverso, è meglio farlo con un individuo del proprio sesso. Ci sono poi, in casi più o meno limitati degenerazioni sessuali, che qui non ci interessa trattare, e in parte fanno capo agli stessi problemi di fondo degli stupri, delle violenze sessuali, della pedofilia.(violenza sulle donne cosa serve)

Quali sono le cause di questa violenza 

Le questioni si incrociano. Il problema sostanziale nella violenza, nella sottomissione, nella differenza di trattamento a scapito della donna ha una base strutturale. Questo anche perché ha una base storica purtroppo millenaria. Ma non è come dicono alcuni: è sempre esistita e sempre esisterà. 

La storia ci dice che tutto cambia e che a determinate condizioni non solo la condizione della donna è migliorata, ma può ribaltarsi in positivo. Il problema è quello di intervenire sulle cause. Sicuramente ci possono essere in singoli casi problemi strettamente personali che vanno visti come casi singoli. Ma la violenza nelle famiglie italiane è molto diffusa, come abbiamo detto: gli stupri e gli omicidi di donne da parte dei propri mariti, fidanzati o ex mariti e fidanzati italiani. Sicuramente c’è un problema culturale, anche una esposizioni a modelli violenti. Al fondo, però, c’é ben altro, perché il maschilismo e la violenza maschile non è nata con la tv e con internet. Ha basi storiche, come abbiamo detto, molto più antiche.  Il problema principale sta nel come funziona la società e l’economia. Fra l’altro è cambiata anche la natura di tale sottomissione. Un motivo sta nel ruolo della donna nella società. Certo l’analisi è complessa e in questo articolo ci limitiamo a delineare, secondo noi, quali sono le principali cause nel passato e oggi. 

In passato 

Da millenni ormai chi ha le grandi proprietà deve sottomettere chi, invece lavora. I mezzi sono differenti e il potere tanto delle società antiche (oggi un poco a tutti molto evidente), come in quelle con un sistema economico-sociale di tipo medioevale era quello di trovare i capri espiatori, i nemici all’esterno della società per deviare il malcontento, per depredare altre società e poter distribuire alla popolazione qualcosa in più per non incorrere in proteste e rivolte, o, peggio ancora, in rivoluzioni. La società romana in questo per molto tempo è stata “magistrale”, perché stratificava la società in modo oculato nella monarchia e nella repubblica con la divisione fra schiavi, patrizi e plebei, in quella pre-imperiale dal 49 a.C. Meglio ancora in quella imperiale concedendo quel poco che differenziasse gli uni dagli altri: schiavi, liberti, peregrini, latini, liberi, romani. In questo le donne, tranne in alcuni casi come quello di proprietarie vedove o madri particolarmente importanti, erano delle persone sottomesse all’uomo. Similmente, senza farla lunga, nel medioevo le donne erano trattate come esseri inferiori. Quando in tantissimi casi si ribellavano a questa loro condizione (spesso erano donne che scappavano dai mariti, oppure vedove o non maritate) e cercare di essere indipendenti, queste donne venivano additate come streghe e messe al rogo. (violenza sulle donne cosa serve)

Oggi 

La situazione non è quella dell’antichità, nè quella di stampo medievale. Durante la prima rivoluzione industriale le donne, come i bambin, venivano usate nelle fabbriche sia per certi lavori specifici, sia per aumentare il numero di lavoratori che si facessero concorrenza fra loro, per aumentare l’esercito industriale di riserva. Per lungo tempo ancora e ancora oggi molte donne (parliamo a livello mondiale) lavorano nei campi. Come, però ci dicono le statistiche, la maggior parte della popolazione, ormai vive nelle città. I lavori svolti dalle donne in occidente sono vari, ma spesso sono mal pagate, svolgono i lavori più umili, e solo nelle grandi fabbriche e negli uffici pubblici e in grandi aziende hanno suppergiù lo stesso trattamento degli uomini. Non è però difficile che anche qui, se hanno  o devono avere dei figli, la situazione per loro si complica. Ancora adesso una grossa fetta delle lavoratrici e non ha quasi totalmente il lavoro di casa sulle spalle (quindi un doppio lavoro). Come, poi, si può costatare facilmente la cura e l’educazione dei propri figli è spesso di loro competenza (per certi versi il lavoro in casa più gravoso). Basta, per esempio, vedere chi più spesso, va a parlare con i docenti della scuola primaria e delle scuole secondarie). Il quadro è, quindi, di una sostanziale e complessiva differenza di vita tra uomo e donna. Il sostrato delle politiche e delle ideologie governative, anche, quando a capo del governo è una donna, o un uomo del centro sinistra, è di stampo maschilista. Questo perché è necessario la stratificazione di cui dicevamo sopra. Per poter mantenere i profitti ad un livello necessario alle esigenze capitalistiche, bisogna dominare i lavoratori nel loro complesso. Essi devono essere divisi fra loro e stratificati, elargendo in modo differenziato diritti, vantaggi e denaro. 

Proprietà e famiglia

Non solo. Devono anche sentirsi superiori e privilegiati, devono a loro volta sentirsi dei dominatori, se possibile dei possessori. Dove la vita è più alienata, ma non solo, uno dei loro “diritti” è quello di possedere la donna, non come schiava, ma come proprietà inalienabile.

La proprietà, che in tutte le costituzioni delle società odierne è un diritto, viene esteso alle donne con il matrimonio, con la famiglia. Lo stato garantisce questo “diritto” nel matrimonio, maggiormente se controfirmato in chiesa.  Per questo, la famiglia, che non è esistita per decine di migliaia di anni, negli ultimi 10 000 anni circa, migliaio più, migliaio meno, è uno strumento indispensabile per il mantenimento e la subordinazione della donna. Vi è oggi da considerare, poi, che per i costi che comporta la casa nel suo complesso (fosse il comprarla o l’affittarla, fossero le spese per mantenerla) la famiglia diventa un motivo economico importante.

Solo quando la donna è scesa in campo, in massa, magari con il supporto di una parte della società maschile, è riuscita a ottenere qualcosa. Le lotte delle donne hanno costellato la storia dell’umanità e la storia delle lotte delle lavoratrici negli ultimi due secoli sono state formidabili. Tali lotte hanno fatto fare balzi in avanti alla condizione di liberazione della donna. (violenza sulle donne cosa serve)

Proprietà, precarietà e altro ancora

Oggi, in assenza di queste lotte, ci sembra di notare un arretramento sostanziale, nei vari campi della vita. Le violenze in casa, in famiglia, nell’ambito della parentela o delle amicizie, fra i giovani adolescenti sono solo un aspetto di questo arretramento. 

Certo vi sono poi concause come la violenza in generale fra le persone, la precarietà di vita e di lavoro, cui si lega la precarietà dei rapporti sociali, dei rapporti di coppia. Esse si legano al diritto alla proprietà della donna.

Le difficoltà e la precarietà di lavoro, non solo non porta le coppie a generare figli, ma li porta a puntare sulla stabilità di rapporto a ogni costo, costi quel che costi, anche con la violenza. Davanti ad un lavoro ingrato, faticoso, pericoloso anche nel percorso per arrivarci, pieno di insidie e magari di precario aumenta il desiderio di stabilità assoluta con l’altro sesso. O una vita difficile, piena di ostacoli, faticosa in famiglia, porta allo scontro individuale, in famiglia, alla violenza verbale con i figli e con il proprio partener. Chi si considera più forte, o chi lo è da un punto di vista fisico cerca di dominare la situazione. Quando non ne può più di tale situazione e imputa tutto all’altra persona, se è  una donna solitamente cerca di lasciare l’uomo. Se è un uomo e non ha molte prospettive di successo, con l’altro sesso perché conosce il proprio carattere, le proprie debolezze, il proprio egocentrismo; perché “riconosce” il proprio diritto alla proprietà femminile, perché si sente in diritto di gestire la vita della donna, la violenza, anche estrema che porta all’omicidio diventa lo strumento cardine. Una pratica che coinvolge anche una certa parte degli anziani. 

La cura

Si dirà gente malata. Per la quantità di uomini che usa la violenza verbale e fisica sulla donna, ci sembra una malattia molto diffusa, una malattia sociale. In quanto tale è una malattia, se così la possiamo chiamare, che è determinata dalla condizione sociale, cioè dalla struttura su cui è basata tale società. Certo dove precarietà e povertà, dove fatica e confusione sono più presenti il fenomeno aumenta. La cura, quindi, sta nell’eliminazione di queste determinanti e di altre di cui abbiamo dato alcune briciole parziali qui.  

Ma come eliminarle. Ne accennavamo sopra. Le lotte e l’organizzazione delle donne affiancate, supportate spalleggiate dagli uomini ci sembra l’unica via di uscita reale alla condizione di subordinazione del sesso femminile. Certo non bastano le lotte e l’organizzazione, anche se sono la base imprescindibile. L’istinto che spinge le donne a coalizzarsi, ad unirsi, a lottare insieme e a cercare alleati nel mondo maschile non basta. É necessario un altro elemento fondamentale per poter spazzare completamente via il patriarcato e il maschilismo. Una analisi storica e un progetto complessivo. Un progetto che si basi su una teoria che, a parere nostro, abbia come determinanti quei quattro sputacchi di elementi che abbiamo cercato di tirar fuori da quanto ci pare di aver appreso dalla storia e dalla teoria che qualcun altro ci ha già tramandato. Basta cercare in questo solco il percorso per la liberazione effettiva e definitiva della donna. (violenza sulle donne cosa serve)

Altrove

Qui in occidente sarebbe il segnale per molte donne del “Sud” del mondo che cercano la stessa strada, ma devono sottostare oltretutto anche al dominio degli ex stati coloniali e che finanziariamente e militarmente domina il mondo. Sostanzialmente i paesi Occidentali. Oppure vivono in Stati che hanno imposto delle condizioni peggiori spesso perché o sono stati e sono depredati delle loro risorse economiche ed umane (vedi gli stati africani per centinaia di anni depredati anche della loro forza lavoro) o perché subiscono embarghi economici pesantissimi da quegli stessi paesi dominanti finanziariamente ed militarmente. Questo non giustifica il loro operato contro le donne del cosiddetto “Sud” del mondo. Le responsabilità della condizione della donna in quei luoghi vanno messe in ordine gerarchico e non scaricate soprattutto su quelle che vengono chiamate “dittature”. Il percorso delle donne per la loro liberazione l’hanno segnato in passato loro con l’organizzazione e la lotta. Esistono testi teorici che  vanno studiati insieme allo studio della condizione oggi della donna sia in ambito lavorativo che nell’ambito della vita quotidiana e familiare.

 

 

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